Il Cimitero comunale di Bologna viene istituito nel 1801, utilizzando gli edifici e gli orti di un Monastero, la Certosa di San Girolamo di Casara, edificato a partire dal 1334 ed ampliato nei secoli, tanto da divenire, all’inizio del XVIII secolo, uno dei più insigni Monasteri di tutto l’Ordine cartusiano, in grado da attirare visitatori da tutta Europa, per la santità della sua fama ed i capolavori della sua quadreria. L’ordine viene soppresso nel 1797, a seguito alla discesa delle truppe napoleoniche a Bologna ed alla istituzione della Repubblica, che, tra l’altro, prevede l’obbligo di tumulare in un'unica sede e al di fuori dell’area urbana, i defunti, in precedenza sepolti presso le singole parrocchie. Così nel 1801 il Comune di Bologna decide la creazione di un grande cimitero extraurbano, dove convogliare tutte le salme dei bolognesi, riutilizzando le preesistenti strutture del Convento dei Certosini in un’area divenuta demaniale. L’aspetto originale è che gli Etruschi, nei secoli tra il VI ed il V a.C., avevano già adibito l'area della Certosa alla sepoltura dei morti, come attesta la scoperta fortuita di una loro necropoli con 417 tombe, avvenuta tra il 1869 ed il 1873. La forte passione della nobiltà e della borghesia per la costruzione dei sepolcri familiari, trasforma presto il Cimitero monumentale della Certosa di Bologna in un vero e proprio museo all'aria aperta, con sculture, affreschi e allegorie, quasi un libro aperto per leggere la storia e le vicende della vita dei nostri antenati, a volte anche con un pizzico di mistero sul loro significato.