Gli Etruschi, nei secoli tra il VI ed il V a.C., avevano già adibito l'area della Certosa alla sepoltura dei morti. Lo attesta la scoperta fortuita di una loro necropoli, avvenuta tra il 1869 ed il 1873, a seguito del rinvenimento di una tomba etrusca durante i lavori per la costruzione di un sepolcro nel Chiostro delle Madonne. Prima di questa data non si hanno documenti che ne attestassero la presenza; alla sospensione forzata dei lavori, le tombe portate alla luce erano 417.
A partire dal 1334, il giureconsulto guelfo Giovanni D’Andrea fonda nella stessa area la Certosa di San Girolamo di Casara, un nucleo monastico certosino che comprendeva la Chiesa, gli edifici accessori e 12 (come il numero degli apostoli) celle per i monaci; donazioni successive consentiranno l’ulteriore abbellimento del complesso, rinomato in tutta Europa e meta di visita nel 1700.
Il Cimitero comunale fu istituito riutilizzando le preesistenti strutture del convento dei Certosini, confiscate a seguito della soppressione dell’ordine stesso dopo la discesa delle truppe napoleoniche a Bologna e con l’instaurazione della Repubblica. Nel 1800 la Commissione di Sanità del Dipartimento del Reno destinò l’area, divenuta proprietà demaniale, a cimitero. Le prime inumazioni ebbero luogo nel 1801. La forte passione della nobiltà e della borghesia per la costruzione dei sepolcri familiari, trasformò la Certosa in un vero e proprio museo all'aria aperta, attirando anche illustri visitatori, quali Chateaubriand, Byron, Dickens, Mommsen, Stendhal. La Chiesa, non parrocchiale, è da diversi anni gestita dalla comunità dei Passionisti di Casalecchio di Reno.
Per chi volesse approfondire, consiglio La Certosa di Bologna, a cura di Giovanna Pesci, 2001 Editrice Compositori.