I Portici sono una caratteristica di Bologna, assieme alle sue Torri. Per il loro aspetto storico, artistico e culturale sono diventati nel 2021 patrimonio dell'Umanità UNESCO. Gli oltre 38 chilometri di portici cittadini (che raggiungono i 53 chilometri con quelli fuori le mura), nascono per ragioni pratiche, dopo l'anno Mille, quando Bologna inizia a conoscere un forte incremento della popolazione, indotto dall’Università e dall’immigrazione dalle campagne vicine. I bandi comunali promettevano la libertà mediante lo scioglimento dalla servitù della gleba. Di fatto nel 1257 il Comune di Bologna riscatta dai nobili i servi della gleba, con uno storico documento chiamato Liber Paradisus, contribuendo ad accrescere il numero di abitanti della città.
Per far fronte all'emergenza abitativa, si aumentano gli spazi delle case con quello che oggi chiameremmo un “abuso edilizio”, ampliando cioè i piani superiori con sporti in legno, sorretti all’inizio dal prolungamento delle travi portanti del solaio (beccadelli) ed in seguito anche da colonne di sostegno dal basso. Alcuni di questi portici si possono ancora osservare in città. La “sanatoria” non si fa attendere: il Comune, a partire dal 1288, stabilisce l’obbligo del portico per tutte le nuove case, mentre quelle già esistenti che ne fossero prive, erano tenute ad aggiungerlo, pena il pagamento di una tassa apposita (che solo le famiglie più ricche bolognesi, come per esempio gli Albergati di via Saragozza ed i Fantuzzi in via San Vitale, potevano permettersi). Il vantaggio era evidente sia per il Comune che per gli utenti: il suolo ricoperto dal portico rimane di proprietà privata, lasciando al proprietario l'onere del mantenimento, ma il suo uso è pubblico e la libertà di passaggio è garantita. Il portico, quindi, nato come un ampliamento degli spazi abitativi, scopre col tempo anche altre sue funzioni. Diventa un mezzo per l'espansione di attività commerciali ed artigiane, rendendo nel contempo meglio abitabili i pianterreni, isolandoli dalla sporcizia e dai liquami delle strade. Offre delle comodità per i cittadini, riparandoli dalle intemperie e dal sole, permettendo loro di percorrere le strade con qualsiasi condizione atmosferica, una sorta di salotto all’aperto, punto di incontro sia per “fare due chiacchiere”, che per attività commerciali e conviviali.
La tradizionale costruzione dei portici bolognesi prosegue in epoca rinascimentale e giunge fino ai giorni nostri: non riguarda solo abitazioni nobiliari e senatorie, ma anche case più modeste, grandi edifici religiosi, pubblici uffici ed edifici commerciali. Questo spiega la varietà di dimensioni e tipologie che ancora oggi sono presenti nel portici bolognesi, che variano in larghezza (il più largo è il quadriportico della Chiesa dei Servi, il più stretto quello di via Senzanome), in altezza (il più alto in via Altabella sfiora i 10 metri) ed in lunghezza: il portico Archiginnasio, detto anche del Pavaglione, opera del Terribilia del 1563, è lungo 139 metri su 30 arcate. Il portico più lungo e famoso fuori le mura della città è quello di San Luca, costruito tra il 1674 e il 1721. Con i suoi 3.796 metri e 666 arcate favorisce il pellegrinaggio dei bolognesi e dei turisti fino alla cima del Colle della Guardia, dove si eleva il Santuario della Madonna di San Luca.
queste particolari foto sui nostri portici e così ben riprese da te ci rendono orgogliosi della nostra città-
Grazie, e bravo come sempre. ciao
Spero infatti di aver contribuito a far vedere i portici in modo ottimale, grazie Franca, un caro saluto.
Come sempre un vero artista dello scatto, complimenti Guido
un cordiale saluto Arcangelo
Grazie Arcangelo, spero di aver centrato l'”obbiettivo”… Un caro saluto anche d parte mia.
Soggetto e foto molto belle e interessanti.
Cristina
Grazie Cristina, adesso speriamo che UNESCO ci scelga.
sono delle bellissime foto, complimenti, si vede che c’è stata molta cura.
Grazie Francesco, in effetti quando si scattano certe foto, è sempre necessario e interessante curare anche l’aspetto storico.