Appena raggiunto il piazzale-sagrato della Chiesa di San Michele in Bosco, si ha subito l’impressione di affacciarsi da un balcone sulla città, come ho citato nel titolo. Le colline che sovrastano Bologna, a pochi passi dal centro, offrono spesso questo aspetto al visitatore. Il complesso monumentale di San Michele in Bosco comprende la Chiesa e l'adiacente ex-Convento dei monaci Olivetani, acquistato sul finire del XIX secolo dal chirurgo Francesco Rizzoli e donato alla Provincia di Bologna, affinché vi realizzasse un centro specializzato in ortopedia, l'attuale Istituto Ortopedico Rizzoli.
I monaci Olivetani si insediano sul colle fin dal 1364, su concessione di Papa Urbano V, dimostrandosi abili costruttori e riuscendo per primi a scoprire ed a sfruttare le acque della sorgente Remonda (che di recente è tornata visibile), poi concessa anche alla città.
La Chiesa, oggi decorata da preziosi dipinti e sculture dei secoli XVI e XVII, è di antiche origini: le prime strutture monastiche risalgono all’epoca medievale (IV secolo circa). Dopo l’insediamento degli Olivetani e la sua distruzione nel 1430, viene ricostruita nelle forme attuali, su due piani, tra il 1517 e il 1523. La fronte rinascimentale è opera dell'architetto ferrarese Biagio Rossetti, mentre il portale marmoreo si deve al senese Baldassarre Peruzzi (1522). La ristrutturazione della Chiesa è anche l'occasione per commissionare numerose opere di pittura. Tra il 1517 e il 1525 troviamo attivi in San Michele in Bosco: Innocenzo da Imola, il Bagnacavallo, Biagio Pupini e Girolamo da Cotignola, vale a dire un gruppo di pittori che incarnava a Bologna in quel periodo il nuovo verbo raffaellesco. Nel 1539 approda al colle anche Giorgio Vasari, che dipinge tre tavole per il refettorio raffiguranti Cristo in casa di Marta (l'originale è collocato presso la Pinacoteca di Bologna), la Cena di San Gregorio, Abramo nella valle di Mambre (queste ultime due non più presenti). Alla scuola del Vasari sono attribuiti una serie di affreschi che raffigurano I Monasteri olivetani.
Il Complesso monastico di San Michele in Bosco possiede uno straordinario valore architettonico ed artistico ed ospita opere d'arte di oltre quattro secoli. Le possiamo vedere, oltre che nella Chiesa già ricordata, nel chiostro ottagonale, realizzato su disegno del Fiorini tra il 1602 e il 1603, ed affrescato dalla scuola di Ludovico e Paolo Carracci e da Guido Reni (anche se gli affreschi oggi sono in parte perduti); nell’ex refettorio dei monaci, dove si trova il complesso decorativo L’Apocalisse ed I Monasteri olivetani, eseguito nel 1541 da Cristoforo Gherardi e da altri scolari di Giorgio Vasari; nella biblioteca, affrescata nel `600 da Domenico Maria Canuti; nella sagrestia e nella sala capitolare o coro notturno. Interessanti anche gli affreschi ancora ben conservati lungo i corridoi e vicino ai chiostri dell’ex sede conventuale, ora struttura dell’ospedale.
Che cosa è visitabile?
Al momento, con le restrizioni imposte dal Covid, penso non siano possibili visite